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CD Mara Cantoni – Elles sont venues pour dire

Posted by Freemilano su 16 marzo 2012

Presentazione del cd di Mara Cantoni, Elles sont venues pour dire, alla libreria Azalai di Milano.

Elles sont venues pour dire

parole, musica e voce Mara Cantoni

arrangiamento e direzione dell’ensemble strumentale Lee Colbert

musiciste dell’Orchestra delle donne del 41° parallelo

Agnese Valle, Marta Lanciano (clarinetti), Lucia Ianniello (tromba), Alice Noris (trombone), Laura D’Ippolito (piano), Cristina Patrizi (contrabbasso)

con la complicità, le voci, le traduzioni di Luisa Aboaf, Eda Agaj Zhiti, Stavroula Cherouvim, Paola Cofano, Lee Colbert, Antónia Destino, Pinar Dönmez, Sara Gismondi, Ivana Kerecki, Nella Magen Cassouto, Bianca Moreno, Begoña Patiño Díe, Allison Robertson, Naiwa Tarazi

copertina Bice Lazzari, Racconto n. 2 (1955)

per gentile concessione dell’Archivio Bice Lazzari, Roma

il cd è in vendita sul sito www.zonedimusica.com

Presentazione: 8 marzo, ore 18.30, libreria Azalai – viaggi paesi culture, via Gian Giacomo Mora, 15 – Milano

Con la musica ha avuto a che fare sempre e con il mondo della canzone più di una volta: canzone popolare (dal Gruppo Folk Internazionale degli esordi a un corso di canto popolare di poche stagioni fa, in area milanese), musica leggera (testi e musica per Milva, tra la metà degli anni Settanta e la metà degli Ottanta), performance e collaborazioni di diverso segno (come quella con il compositore jazz Arrigo Cappelletti o quella con Luigi Ceccarelli, compositore di musica elettroacustica), ma un cd a proprio nome ancora non l’aveva fatto e si tratta, più che di un “singolo”, di un cd singolare. Singolare che diventa plurale, nella fattispecie femminile. Si chiama infatti Elles sont venues pour dire la canzone che Mara Cantoni ha voluto dedicare alle donne (“uno degli insiemi di cui faccio parte”) e attorno alla quale ha costruito questo progetto.

Scritta in francese, una lingua a noi così vicina eppure così poco praticata nel nostro Paese, Elles sont venues pour dire somiglia a una chanson delle più classiche, del genere che negli anni Cinquanta-Sessanta sconfinava in Italia ritagliandosi una larga zona di amatori nel territorio ben più vasto conquistato dalla musica anglosassone. Canzone d’autore dunque, dove parole e suoni stanno sullo stesso piano felicemente integrandosi, ma canzone che malgrado l’aspetto rétro non ha nulla di nostalgico.

Più che guardare verso la Parigi di Barbara e a un nord Europa dove i movimenti femministi hanno messo radici da tempo, questo cd si sporge infatti verso le sponde del Mediterraneo, lungo le quali la strada dell’emancipazione femminile appare ancora oggi problematica. E’ del resto da qui, dalla scoperta di un mondo di associazioni di “donne del Mediterraneo” che vede spesso in prima linea le rappresentanti di Paesi come Siria ed Egitto, Marocco e Libano e Tunisia – dove il francese è lingua presente quando non correntemente parlata – che Elles sont venues pour dire prende vita.

Lungo un percorso quasi interamente al femminile, l’autrice affida la sua “canzone delle donne” a un’arrangiatrice-donna (Lee Colbert) e sceglie un piccolo organico di musiciste tra le componenti dell’Orchestra delle donne del 41° parallelo, realtà romana nata da un progetto dei Têtes de Bois e divenuta orgogliosamente indipendente. Ma non basta: sul filo di un passaparola via via più coinvolgente chiede a donne di lingue diverse, d’origine o di adozione, di tradurre il testo della canzone, allineando questa pluralità di voci – in spagnolo, portoghese, serbo-croato, albanese, greco, turco, ebraico, arabo, accanto alle versioni in inglese, italiano e, ovviamente, francese – nel libretto che accompagna il CD. Ecco allora che alla “traccia unica” del discose ne affianca un’altra, che si svela dopo un silenzio di qualche secondo, e della quale vale la pena non dir nulla per conservare la sorpresa dell’ascolto.

Un cd-progetto insomma, forse il primo di una trilogia in francese che in vario modo guarda all’area del Mediterraneo. Un disco “compatto” in tutti i sensi, dove la linea-guida investe anche la grafica. A Roma per la registrazione, l’autrice ha occasione di vedere al Macro una personale di Bice Lazzari (1900-1981) e se ne innamora. Questa artista non abbastanza conosciuta, che in anni poco indulgenti nei confronti del talento femminile persegue pacatamente e ostinatamente la sua ricerca di luce e di armonia, di rigore e di libertà espressiva, sembra rispondere dal passato a una domanda del presente. La scelta dell’immagine di copertina, gentilmente accordata dall’Archivio Bice Lazzari che ne detiene la proprietà, è immediata e scalza altre soluzioni magari di maggiore impatto a favore di un tratto evocativo e aperto alle suggestioni.

Perché Elles sont venues pour dire è prima di tutto un’immagine in musica, precisa nel ritmo compositivo ma anche struggente e danzante, come è da sempre nella poetica della sua autrice. Che si tratti di teatro o di video, di parola scritta o cantata, la ricerca di Mara Cantoni non è quella degli effetti ma quella dell’emozione.

Interamente prodotto dall’autrice stessa, il CD è lontano dal mondo “download” che mal ne restituirebbe la completezza. E’ invece un piccolo oggetto da avere e tenere con sé.

Lo si trova, dalla fine di febbraio 2012, sul sito di Zone di Musica (www.zonedimusica.com) e in occasione delle presentazioni, come quella di giovedì 8 marzo alle 18.30 alla Libreria Azalai di Milano, via Gian Giacomo Mora, 15.

MARA CANTONI

(Milano, 1951) Ha fatto del nomadismo tra le arti una sorta di personale e felice erranza, senza tuttavia tradire la musica, compagna di viaggio e centro del suo lavoro. La formazione interdisciplinare (filosofia, musica, danza) l’ha portata naturalmente ad associare linguaggi, sperimentare relazioni, mutare spesso di ruolo. Regista, drammaturga, autrice, interprete, ha lasciato lungo il percorso un teatro innovatore (Dalla sabbia dal Tempo, 1987 – Dybbuk, 1995 – Ballata di fine millennio, 1996), saggi su Richard Wagner, Luca Ronconi, Giorgio Gaber (Wagner-mito, racconto, musica, 1982 – Norma-come nasce uno spettacolo, 1978 – Gaber: non si può non ascoltarlo, 1978 – L’ultimo monologo del signor G, 1982), canzoni per Milva (Un’altra stagione, 1977- Capitani Coraggiosi, 1983 – Sogno di libertà, 1979, su musica di Theodorakis), traduzioni di Sartre (Autoritratto a sett’antanni, Simone De Beauvoir interroga Sartre sul femminismo, 1976), libri d’arte (PulcinoElefante), video, installazioni (Bianco Nero Piano Forte, Ravenna Festival 2009), oltre che una lunga “militanza” nell’opera lirica tra palcoscenico e scrittura e una diversificata presenza sulla scena.

Per approfondimenti: www.maracantoni.it

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